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La Russia di Nicola I

questo articolo fa parte della serie Russia Imperiale
Il nuovo Zar Nicola I , che sale al trono nel 1825 manca delle doti del fratello, Alessandro I, sia sotto l'aspetto intellettuale che spirituale. Egli vede il suo ruolo come quello di un autocrate paternalista che deve governare il suo popolo con qualunque sistema, se necessario.

Table of contents
1 Politica interna
2 Politica estera
3 La guerra di Crimea

Politica interna

Questo atteggiamento, di tipo paternalista, dominerà tutta la storia della Russia per il resto del secolo. Impressionato dalla rivolta dei Decabristi Nicola I imprigiona la società russa in una struttura rigidamente controllata. La polizia segreta, il famigerato "Terzo Reparto" crea una rete di spie ed informatori; il governo esercita la censura sulle pubblicazioni e su tutti gli aspetti della vita pubblica e stretti controlli sul sistema educativo . Nel 1833 il ministro dell'educazione Sergey Uvanov concepisce un programma di “autocrazia, ortodossia, nazionalismo” come principale guida del regime. Il popolo deve mostrare lealtà all'illimitata autorità dello Zar, alle tradizioni della Chiesa Russo-Ortodossa e in modo pi vago, alla nazione Russa. Questi principi non servono per guadagnare l'appoggio della popolazione mentre invece portano alla repressione ed anche alla soppressione delle nazionalità non Russe e delle religioni diverse da quella ufficiale. Per esempio il governo sopprime nel 1839 la Chiesa Uniate in Ucraina ed in Bielorussia.
L'enfasi che viene posta sul tema del nazionalismo genera un dibattito interno su quale debba essere il ruolo della Russia nel mondo. Un corrente di pensiero, detta degli "Occidentali", ritiene che la Russia sia arretrata e primitiva e che il progresso possa essere ottenuto solamente attraverso una maggiore occidentalizzazione. Un altro gruppo, quello dei Pan-Slavisti , entusiasta di tutto ciò che slavo sia in campo culturale che per quanto riguarda le tradizioni e vuole tenere lontano dalla Russia l'occidente e la sua cultura. Gli slavofili vedono nella Filosofia Slava la fonte primaria dello spirito russo e guardano con sospetto il razionalismo ed il materialismo dell'occidente. Alcuni di essi ritengono che le comunità contadine russe, dette mir offrano una valida alternativa al capitalismo occidentale facendo della Russia un potenziale messia sia in campo sociale che morale.
Malgrado le represioni in questo periodo fioriscono, in Russia, la letteratura e le arti. Attraverso i lavori di Aleksandr Pushkin, Nikolai Gogol, Ivan Turgenev, e numerosi altri, la letteratura russa acquista importanza anche a livello internazionale. Il balletto mette solide radici in Russia dopo la sua importazione della Francia e la musica classica giunge a piena maturità con i lavori di Mikhail Glinka.

Politica estera

In politica estera Nicola I si presenta come il protettore dei legittimi governanti e barriera contro qualunque forma di rinnovamento. Egli offre di reprimere ogni ribellione nel continente Europeo accettando l'etichetta di gendarme dell'Europa. Nel
1830, sulla scia dei moti francesi che hanno portato alla cacciata di Carlo X, i polacchi della Polonia Russa si ribellano chiedendo l'indipendenza. Nicola I stronca la ribellione, abroga la costituzione polacca e riduce la Polonia stessa ad una provincia russa. Nel 1848, quando tutta l'Europa scossa da moti rivoluzionari la Russia rappresenta la prima linea della reazione. Nel 1849 Nicola I interviene in aiuto degli Asburgo e collabora nella repressione della rivolta in Ungheria, sprona anche la Prussia a non accettare una costituzione di tipo liberale. Aiutando le forze conservatrici contro lo spettro della rivoluzione Nicola I pensa di dominare l'Europa.
Questi sogni di dominio sono comunque illusori. Mentre si presenta in Europa come il baluardo dello “status quo” la Russia mantiene una politica aggressiva nei confronti dell'Impero Ottomano. Nicola I segue la tradizionale politica di risolvere quella che viene chiamata “questione orientale” attraverso la spartizione dell'impero Ottomano e stabilendo un protettorato sulle popolazioni di fede ortodossa nei Balcani, ancora in larga parte, nel 1820 sotto controllo turco. La Russia combatte con successo una guerra negli anni 1828 e 1829 e firma nel [[1833] il trattato di Unkiar-Skelessi con l'Impero Ottomano.
Le maggiori potenze europee credono, erroneamente, che il trattato contenga clausole segrete sui diritti di transito di navi da guerra attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Attraverso la Convenzione sugli Stretti firmata a Londra nel 1841, esse confermano il controllo ottomano su questi siti di importanza strategica e proibiscono a qualunque potenza, compresa la Russia, di far attraversare gli stretti da navi da guerra.

La guerra di Crimea

Forte del suo ruolo di repressore dei moti del 1848 e credendo, erroneamente, di avere l'appoggio diplomatico della Gran Bretagna, Nicola I provoca gli Ottomani, che dichiarano guerra alla Russia nel
1853. Temendo gli effetti di una sconfitta dei Turchi da parte della Russia nel 1854 Gran Bretagna e Francia entrano nel conflitto, in quella che verrà chiamata Guerra di Crimea, come alleati dell' impero Ottomano. Anche il Regno di Sardegna si unisce all'impresa, che considera un buon trampolino di lancio per entrare a far parte del gioco politico europeo. L'Austria offre alla Turchia appoggio diplomatico e la Prussia sceglie di rimanere neutrale, lasciando così la Russia priva di alleati. Gli alleati europei sbarcano in Crimea e pongono sotto assedio la ben fortificata base russa di Sebastopoli. Dopo un anno di assedio la città cade mettendo così in luce le carenze militari della Russia. Prima che Sebastopoli cada Nicola I muore lasciando al suo successore la necessità di scegliere tra una politica di sostanziali riforme o la rinuncia, per la Russia, al ruolo di grande potenza.

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